Guida ai borghi d’Italia, Salerno – Il tempo sospeso, a Roscigno vecchia
La provincia di Salerno custodisce tesori nascosti che sfuggono all’attenzione del turismo di massa. Mentre la maestosa Costiera Amalfitana attira visitatori da ogni angolo del pianeta e Paestum seduce gli appassionati di archeologia con i suoi templi dorici perfettamente conservati, esistono piccoli borghi che respirano autenticità e conservano intatta l’essenza più profonda di questa terra. Luoghi dove il tempo scorre con ritmi differenti, dove tradizioni secolari sopravvivono nel quotidiano e dove la bellezza si manifesta in forme meno eclatanti ma non per questo meno intense. Percorrendo strade secondarie, inerpicandosi su colline verdeggianti o addentrandosi nell’entroterra cilentano, è possibile scoprire comunità che mantengono vivo un patrimonio culturale di inestimabile valore, offrendo al visitatore attento un’esperienza di viaggio autentica e profondamente arricchente. In questa serie di articoli vi porteremo alla scoperta di tre borghi poco conosciuti della provincia di Salerno: Roscigno Vecchia, un paese abbandonato che si è trasformato in un museo a cielo aperto; Trentinara, un balcone naturale sul Cilento con una storia d’amore leggendaria; e Padula, un centro che ospita un tesoro monumentale quasi segreto. Tre destinazioni per tre diverse esperienze di viaggio, accomunate dalla capacità di sorprendere e affascinare chi decide di includere nella propria esplorazione della Campania anche ciò che resta fuori dai percorsi più battuti.
Roscigno Vecchia: la Pompei del XX secolo
Adagiato sulle pendici del Monte Pruno, nel cuore del Parco Nazionale del Cilento, sorge un borgo che il tempo ha cristallizzato in un’immobilità surreale. Roscigno Vecchia, abbandonata gradualmente dai suoi abitanti nel corso del XX secolo a causa di una frana che minacciava le fondamenta del paese, offre oggi al visitatore un’esperienza unica nel suo genere. Camminare per le sue strade deserte significa compiere un viaggio nel tempo, tornare indietro a un’Italia rurale che altrove è stata cancellata dalla modernizzazione.
La piazza principale del borgo, dominata dalla Chiesa di San Nicola, rappresenta il cuore di questo museo a cielo aperto. Qui, la fontana ottagonale continua a mormorare la sua acqua cristallina nel silenzio quasi assoluto, interrotto solo dal canto degli uccelli e dal fruscio del vento tra i vecchi edifici in pietra. Le case, costruite secondo l’architettura tipica delle zone rurali meridionali tra fine Ottocento e inizi Novecento, mostrano ancora dettagli della vita quotidiana di un tempo: portoni in legno consumati dalle intemperie, finestre che si aprono su stanze vuote, scale esterne che conducono a ballatoi dove un tempo si svolgeva parte della vita domestica.

Ciò che rende Roscigno Vecchia un luogo così affascinante è proprio la sua condizione di paese-fantasma che però non è stato abbandonato in seguito a un evento catastrofico improvviso, ma attraverso un lento e progressivo esodo. Questo ha permesso di conservare intatta la struttura urbana e numerosi elementi architettonici, creando quell’atmosfera sospesa che ha fatto guadagnare al borgo l’appellativo di “Pompei del XX secolo”. A differenza dell’antica città romana, però, qui non c’è stata una distruzione violenta, ma un lento addormentarsi, un progressivo spopolamento che ha lasciato dietro di sé un patrimonio edilizio sorprendentemente ben conservato.
L’ultimo custode della memoria collettivva
Una figura emblematica del borgo è stata Giuseppe Tardio, l’ultimo abitante di Roscigno Vecchia, rimasto nel paese fino al 2000, diventando involontariamente il custode di questa memoria collettiva. La sua casa, con gli oggetti della vita quotidiana ancora al loro posto, rappresenta una testimonianza preziosa di un modo di vivere ormai scomparso. Attraverso le sue storie e i suoi ricordi, tramandati oralmente e oggi raccolti in pubblicazioni e documentari, è possibile comprendere meglio la vita che si svolgeva in questo piccolo centro rurale prima del suo abbandono.
Particolarmente suggestiva è la visita del borgo durante le prime ore del mattino o al tramonto, quando la luce dorata accarezza le facciate in pietra e crea giochi di ombre e luci tra i vicoli. In questi momenti, il silenzio che avvolge Roscigno Vecchia diventa quasi tangibile, invitando il visitatore a una riflessione sul passaggio del tempo e sulla fragilità delle comunità umane di fronte alle forze della natura.

Gli appassionati di fotografia troveranno a Roscigno Vecchia un soggetto straordinario: le texture dei muri in pietra, i contrasti tra la vegetazione che lentamente riconquista spazi un tempo domestici, le prospettive che si aprono improvvisamente tra i vicoli offrono infinite possibilità di composizioni suggestive. Il borgo è infatti diventato meta di workshop fotografici e set per produzioni cinematografiche e documentaristiche, attratte dalla sua atmosfera unica e dal suo potente valore simbolico.
A pochi chilometri dal borgo abbandonato sorge la “nuova” Roscigno, dove si sono trasferiti gli abitanti nel corso del Novecento. Qui è possibile gustare i sapori autentici della cucina cilentana in piccole trattorie a conduzione familiare, dove piatti come i fusilli fatti a mano, la pizza cilentana (una focaccia ripiena di verdure locali), i salumi artigianali e i formaggi di capra raccontano la cultura gastronomica di questo territorio.
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Chi è il visitatore ideale di Roscigno vecchia?
Roscigno Vecchia è la destinazione perfetta per il viaggiatore contemplativo, per chi cerca nella visita di un luogo non solo la scoperta di bellezze architettoniche o paesaggistiche, ma anche un’esperienza emotiva profonda. Il borgo abbandonato parla a chi sa ascoltare il silenzio, a chi è interessato alla fotografia d’autore, all’antropologia culturale o semplicemente a chi desidera disconnettersi dal ritmo frenetico della vita moderna per immergersi in una dimensione temporale differente. Particolarmente adatto agli amanti della fotografia e a chi è affascinato dal concetto di “luoghi della memoria”, Roscigno Vecchia offre momenti di riflessione unici nel panorama turistico italiano. Non è la destinazione ideale per famiglie con bambini piccoli o per chi cerca intrattenimento e servizi turistici strutturati, ma regala emozioni indimenticabili a chi apprezza la bellezza melanconica di un luogo che racconta storie di vite passate.
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